Epatite C: Nuove linee d’indirizzo del Ministero per eradicarla. In Italia sono 500mila i pazienti non ancora trattati con i nuovi farmaci
Sono state proposte le nuove LINEE DI INDIRIZZO NAZIONALI SUI PERCORSI DIAGNOSTICO TERAPEUTICI ASSISTENZIALI PER L’INFEZIONE DA VIRUS DELL’EPATITE C, basate sulle evidenze in letteratura e tese ad indirizzare e guidare la realizzazione di PDTA regionali e locali per una corretta gestione dei pazienti affetti da Epatite C, dalla diagnosi alla presa in carico fino al trattamento dalle infezioni.
Le linee di indirizzo sono state elaborate dal gruppo di lavoro istituito dal Ministero della Salute che ha riunito esperti di sanità pubblica, clinici, epidemiologi, rappresentanti istituzionali, delle Regioni e delle principali società scientifiche, oltre che delle associazioni dei pazienti. Ora il testo dovrà essere approvato dalle Regioni.
Nel documento viene fortemente suggerita la gestione dell’epatite da HCV secondo un meccanismo di “Rete” che deve rispondere a precise finalità, ovvero generare l’uniformità su tutto il territorio nell’applicazione di un PDTA, in termini di appropriatezza diagnostica e terapeutica, in conformità ai criteri indicati da AIFA ed alle raccomandazioni cliniche vigenti e garantire al paziente un più agevole accesso all’assistenza sanitaria, che deve essere assicurato dalla capillare distribuzione dei centri sul territorio, redistribuendo tra gli stessi le funzioni di prescrizione e di erogazione dei farmaci antivirali e le funzioni di gestione dei pazienti non trattati, oppure in risposta virologica sostenuta (SVR) dopo il trattamento.
Il documento sottolinea come sia auspicabile la creazione di una piattaforma web-based a cui tutte le Unità della Rete devono avere accesso e che permetta di gestire tutti i pazienti con HCV, di organizzare la prescrizione e l’erogazione dei farmaci per il trattamento dell’epatite cronica, della cirrosi e della recidiva post-trapianto da HCV e pianificare i controlli clinici dei pazienti non trattati o già in SVR. Nella piattaforma sarebbe utile che - previa registrazione del consenso informato da parte del paziente per l’utilizzo ai fini sanitari dei dati personali e clinici - fossero riportati i dati anagrafici del paziente, i dati virologici, clinici e strumentali necessari per la valutazione della malattia del fegato, la terapia prescritta ed effettuata, l’esito della terapia, ed i dati clinici delle visite di controllo, sia per i pazienti che hanno praticato la terapia che per quelli non ancora trattati”.
Le linee d’indirizzo prevedono inoltre che l’organizzazione della Rete preveda la presenza di centri HUB, abilitati alla prescrizione dei farmaci antivirali e distribuiti in modo quanto più omogeneo e capillare possibile sul territorio, e centri SPOKE, in grado di gestire i pazienti con infezione da HCV con controlli clinici e strumentali periodici ed adeguati.
Il collegamento in Rete dei centri HUB e SPOKE, auspicabilmente tramite piattaforma web-based, permetterebbe infatti un agile e rapido trasferimento dei pazienti da un centro all’altro nonché la condivisione di informazioni, esami, strumenti e devices, in modo tale che un paziente possa quanto più rapidamente possibile eseguire esami bioumorali e/o strumentali necessari per il suo inquadramento diagnostico e follow-up, e possa facilmente essere avviato al trattamento nel centro più vicino.
In considerazione dei prima citati dati epidemiologici che identificano il bacino dei Medici di Medicina Generale (MMG), dei Servizi pubblici per le Dipendenze (SerD) e delle carceri come serbatoi di soggetti con infezione da HCV, risulta fondamentale che anche i MMG ed i referenti di SerD e carceri siano inclusi nei sistemi di Rete.
Al fine di raggiungere un’omogeneità, a livello nazionale, nella gestione e nel trattamento dell’infezione da HCV, tramite l’applicazione di PDTA evidence based, è auspicabile la costituzione di un modello di Rete per il trattamento dei pazienti con HCV, secondo il seguente schema:
A. Centro di Coordinamento Regionale
B. Centri di riferimento regionali ospedalieri per la gestione del trattamento dell’infezione cronica da HCV (centri HUB)
C. Centri di secondo livello sul territorio (centri SPOKE)
D. Laboratorio di riferimento regionale
E. Forme di aggregazione previste dagli accordi collettivi con la medicina di base
Il documento indica inoltre come lo screening per l'infezione da HCV dovrebbe essere basato sulla rilevazione di HCVAb nel siero o nel plasma con test immunoenzimatici. I test rapidi, quali i test su sangue capillare (fingerstick) o i test salivari, possono essere utilizzati in alternativa ai classici test immunoenzimatici, come test point of care per facilitare lo screening e l’accesso alle cure. Le strategie di screening da adottare dovrebbero essere definite tenendo conto della situazione epidemiologica locale e del quadro di piani d’azione locali, regionali o nazionali.