Ecco come sarà l’assistenza sanitaria sul territorio del futuro (DM 71 su modelli e standard per lo sviluppo dell'Assistenza territoriale)

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Il Consiglio dei Ministri ha approvato una delibera motivata che autorizza il Ministero della Salute ad adottare il Decreto Ministeriale (di concerto col Mef) sui “modelli e standard per lo sviluppo dell'Assistenza territoriale” che recepisce il cosiddetto “DM 71” con gli standard per l’assistenza territoriale.

La decisione si è resa necessaria dopo l'ennesima mancata intesa in Stato-Regioni dovuta al reiterato no della Regione Campania motivato dalla mancanza di risorse aggiuntive per il personale previsto dai nuovi standard del territorio.

Il Governo ha comunque deciso di andare avanti da solo, come del resto gli è consentito dalla legge che prevede la possibilità per il Governo di adottare autonomamente un provvedimento in caso di mancata intesa con le Regioni entro un mese dal primo esame. Del resto in ballo ci sono anche i fondi del PNRR per la riforma della sanità territoriale (circa 7-8 mld), che si rischierebbe di perdere se non si dovessero rispettare le milestones del Piano.

Cosa prevedono i nuovi standard per l’assistenza territoriale

Il perno del sistema sarà il Distretto sanitario (centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi dell’ASL) al cui interno rivestirà un ruolo fondamentale la Casa della Comunità dove i cittadini potranno trovare assistenza h24 ogni giorno della settimana. Rimangono in piedi gli studi dei medici di famiglia (definiti spoke delle Case della Comunità) che saranno collegati in rete per garantire aperture h12 sei giorni su sette.

ll Distretto dovrà garantire una risposta assistenziale integrata sotto il profilo delle risorse, degli strumenti e delle competenze professionali per determinare una efficace presa in carico della popolazione di riferimento; avrà perciò compiti di committenza, produzione e garanzia dei servizi.

All’interno del Distretto vi saranno poi gli Ospedali di Comunità con un forte assistenza infermieristica e saranno decisivi ad esempio per la presa in carico dei pazienti nelle fasi post ricovero ospedaliero o in tutti quei casi dove c’è bisogno di una particolare assistenza vicino al domicilio del paziente. Nel nuovo sistema un forte ruolo rivestiranno gli infermieri di famiglia che saranno impiegati in molte delle nuove strutture definite dal decreto.

A coordinare i vari servizi presenti nel Distretto vi saranno poi le Centrali operative territoriali e forte impulso verrà dato al numero di assistenza territoriale europeo 116117 (Numero Europeo Armonizzato=NEA) che i cittadini potranno chiamare per richiedere tutte le prestazioni sanitarie e sociosanitarie a bassa intensità assistenziale. Vengono poi fissati gli standard per l'assistenza domiciliare e viene definito l'utilizzo dei servizi di Telemedicina.
 
Restano in piedi le Unità di continuità assistenziale dopo la sperimentazione in pandemia. Vengono poi fissati gli standard per i servizi delle cure palliative (ad esempio gli hospice), per i dipartimenti di prevenzione e consultori familiari.
 
Nel nuovo sistema di cure primarie ruolo rilevante avranno anche le farmacie che sono identificate a tutti gli effetti come presidi sanitari di prossimità dove il cittadino potrà trovare sempre più servizi aggiuntivi (oltre alla dispensazione del farmaco, per i pazienti cronici la possibilità di usufruire di un servizio di accesso personalizzato ai farmaci, la farmacovigilanza e l’assegnazione di nuove funzioni tra le quali le vaccinazioni anti-Covid e antinfluenzali e la somministrazione di test diagnostici a tutela della salute pubblica).

Standards:
- in media un Distretto ogni circa 100 mila abitanti;
- almeno 1 Casa della Comunità hub ogni 40.000-50.000 abitanti;
- Case della Comunità spoke e ambulatori di Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta tenendo conto delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso, in particolare nelle aree interne e rurali. Tutte le aggregazioni dei MMG e PLS (AFT e UCCP) sono ricomprese nelle Case della Comunità avendone in esse la sede fisica oppure a queste collegate funzionalmente;
- almeno 1 Infermiere di Famiglia e Comunità ogni 3.000 abitanti;
- almeno 1 Unità Speciale di Continuità Assistenziale (1 medico e 1 infermiere) ogni 100.000 abitanti;
- 1 Centrale Operativa Territoriale ogni 100.000 abitanti o comunque a valenza distrettuale, qualora il distretto abbia un bacino di utenza maggiore;
- almeno 1 Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto ogni 100.000 abitanti; 

- almeno 1 Centrale Operativa NEA 116117 ogni 1-2 milioni di abitanti o comunque a valenza regionale (se con popolazione inferiore allo standard), incrementabile sulla base della numerosità della popolazione. La Centrale raccoglie le chiamate di uno o più distretti telefonici in funzione delle dimensioni dei distretti stessi e delle modalità organizzative delle Regioni/PA;

- 1 Unità di Cure Palliative Domiciliari (UCP – DOM) ogni 100.000 abitanti;
- 1 Hospice con almeno 8-10 posti letto ogni 100.000 abitanti;

- almeno 1 Consultorio Familiare (deputato alla prevenzione, promozione della salute e consulenza) ogni 20.000 abitanti con la possibilità di 1 ogni 10.000 nelle aree interne e rurali. L’attività consultoriale può svolgersi all’interno delle Case della Comunità, privilegiando soluzioni logistiche che tutelino la riservatezza.

 

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